Nei tempi di pandemia ho trattato spesso l’argomento dei ristoratori e di cosa sarebbe accaduto al settore quando tutti si sarebbero potuti riappropriare del gusto di uscire a cena, pranzo oppure per un aperitivo. Il grosso problema è riuscire a trovarlo almeno accettabile l’aperitivo, visto che ovunque vai i vini sono spesso simili di nome e di qualità, ovvero scadenti, basterebbe guardarsi un po’ in giro per trovarne di bevibili, accattivanti, insomma soddisfacenti al palato, ma il mondo, soprattutto dei baristi in circolazione non brilla d’iniziativa a proposito. Il punto è che mi si era come tarlata la mente e vedevo i ristoratori tutti uguali, forse perché in realtà lo erano, resi uguali dal fatto che tutti hanno dovuto chiudere i battenti per forza maggiore.
La cruda realtà della riapertura mi ha sbattuto in faccia la mancanza di preparazione, voglia e capacità di molti ristorator-baristi che dovrebbero cambiare mestiere, a trovarlo. Non posso ovviamente fare nomi, tengo famiglia, ma quando ricomincio ad uscire; mi son detto, parto con un un’ aperitivo possibilmente no allo spritz et simila che rovinano il palato.
Mi servono delle patatine, un Lugana trascurabile con olive e peperoncini “avvolti”, come in un incubo, dai capelli della barista che ha preceduto il ragazzo che me li ha serviti, mi viene voglia di piangere e chiamare i santi per asciugarmi le lacrime. Mi chiedo perché il ragazzo non abbia guardato quello che portava al tavolo, bo mistero, e siccome che oggi mi sento magnanimo, pago e me ne vado sconsolato alla ricerca di un oste all'altezza della situazione. Però le patatine erano fresche…
©2020 Luca Scainelli