La storia di Rimini iniziò nel 286 a.c. esattamente alle foci dell'attuale fiume Marecchia, allora chiamato Ariminus, quando i Romani fondarono una Colonia di Diritto Latino, che prese il nome dal fiume Ariminum.
Ri-MI-NI.
Già la parola ha un suono onomatopeico e penso subito al mare, non tanto per l'acqua ma per tutto quello che si può fare senza entrarci.
Penso quando al mattino presto scendo in spiaggia e, tolto le ciabatte, affondo i piedi nella sabbia fresca e carezzevole immediatamente prima che diventi la terra del fuoco, oppure ascoltare canzoni inarrivabili come: Sapore di sale di Gino Paoli, Stessa spiaggia stesso mare di Piero Focaccia oppure L'estate sta finendo dei Righeira e la mia preferita, sempre di Piero Focaccia, romagnolo di Cervia, Permette signora che alla fine, dice, "fuggisca con me", ascoltatela e la giornata sorriderà.
Penso anche a De André, Fellini e "il Pirata" che qui al residence Delle Rose perse la vita dopo essere stato il ciclista più amato di tutti I tempi: la bicicletta non l'ho mai amata molto ma Pantani era "la bicicletta" e le sue imprese facevano accapponare la pelle in un tripudio di emozioni che solo i grandi sportivi sanno trasmettere fra ruote, asfalto, idrocarburi, sudore e muscoli che si fondono in sforzi disumani.
Quando ci vengo mi piace scoprire nuovi bar per la colazione, locali per il pranzo e per la cena, non è scontato che poi mi troverò bene, vado all'avventura fidandomi del mio intuito: ogni città non è garanzia, come quando a Napoli ho lasciato nel piatto una pizza fatta male, sono sempre gli uomini che fanno la differenza.
COLAZIONE
Al mattino, mai dopo le otto, faccio colazione da Sbionta, in Via Amerigo Vespucci e visto che sono abituato a muovermi prendendo come riferimento il numero dei bagni qui siamo all'altezza del numero trentasei: il locale è veramente accogliente tra fiori e piante con enormi vetrate che ti sembra di essere all'aperto anche se sei seduto all'interno, il bancone dei dolci e delle piade e cassoni è infinito, con i bomboloni grossi come meloni che si può rischiare di non riuscire a finirli, a disposizione anche uno spazio all'aperto sul camminamento dove i turisti consumano le scarpe a forza di fare avanti e indietro - ma Rimini è anche questo.
Peccati di Gola all'altezza del bagno ottantuno verso l'interno dove si trovano cornetti, bomboloni, paste sfoglie e cappuccini che li vorrei prendere tutti: anche qui non vedo il mare ma i prodotti compensano la mancanza.
Quando voglio godere della vicinanza della spiaggia facendo una colazione da principe con bombolone e cappuccino spolverizzato di cannella vado da Rex, verso il fiume Marecchia/Lido San Giuliano, che si fregia di essere un bar "senza plastica" e per questo motivo non mi danno una bottiglia di acqua di quelle da mezzo litro tanto comode da gestire e propongono l'acquisto di una di quelle riutilizzabili o in alternativa un bicchiere.
Mi guardo in giro e vedo: poltrone di plastica, scarpe di plastica, ombrelloni di plastica e appoggiato sul pavimento la ciotola del cane sempre in plastica; allora penso che qui prima vengono gli animali poi gli umani, per quale motivo io non posso avere una bottiglia di acqua mentre il cane si, mi sembra che ci sia qualcosa che non va e - opinione personalissima - più che un bar "senza plastica" mi pare sia un locale vocato all'antispecismo.
PRANZO
Certo i baretti sulla spiaggia hanno sempre un fascino al quale è difficile rinunciare ma ce né uno che è stato studiato per unire una proposta gastronomica interessante all'estetica gradevole in bianco e azzurro, gli ombrelloni sono di quelli che fanno molto orientale dalla punta pronunciata, e poi si mangia sotto un pergolato a ridosso della spiaggia fatta di sabbia finissima e impercettibile che è il segno distintivo della riviera.
La fornarina che mi portano è una delle più gustose che abbia mai assaggiato: infatti dopo il primo morso ne sono già dipendente, croccante dal profumo di rosmarino e olio extravergine fa da preludio alle cozze alla Tarantina -- quelle con dentro il pomodoro e quel tanto che basta di piccante.
A smorzare la calura e l'arsura un buon vino del territorio che era quasi estinto, si chiama Rebola o Greco ghiacciata, che appena prende calore sprigiona i profumi, che questa terra, fatta di voraci mangiatori dotati di stomaci formidabili, amanti dei pranzi succulenti e delle buone libagioni, non meno attivi nelle funzioni amorose, sa regalare.
Bagno Tiki 26.
CENA
Se durante il pranzo è bello mangiare in spiaggia per la cena mi rivolgo verso l'interno: anche perché spesso i posti con bella vista nascondono una cucina fatta di fretta con un servizio approssimativo e svogliato che ha l'unico intento di macinare profitto; e visto che a me piace mangiare bene, leggero e sano mi dirigo a occhi chiusi al "Il Portolotto", Borgo San Giuliano, pochi tavoli con vista sulla strada, - ma cosa importa qui si mangia come piace a me - Qui la materia prima è scelta con attenzione e il personale è a disposizione dei clienti, non viceversa come capita spesso nei posti troppo affollati.
Il dopo cena è terra di primi baci rubati o di quelli ritrovati, di nuovi incontri, passione, oscurità, musica che muove le viscere mentre il sangue si fa bollente in un tripudio di colori e liquidi colorati che danno attimi di perdizione, perché l'estate è anche questo, pezzi di vita da prendere a bocconi nei giorni felici del nostro tempo.
©2022 Luca Scainelli