top of page
Immagine del redattoreluca scainelli

Guasti Clemente a Nizza Monferrato per una Barbera elegante.

Dimenticato in cantina da il meglio di sé stesso.

In un mondo di supereroi e di "simpatici" al comando per fortuna c'è La Barbera, se si parla del vino, oppure Barbera se si parla del vitigno.

A Bergamo, soprattutto nelle valli, quando si parla di vino rosso tutti conoscono La Barbera, perché probabilmente il nostro palato ben si addice a questo vitigno che cresce rigoglioso in Piemonte ma anche per il motivo che è sempre stato portato sfuso a domicilio racchiuso in damigiane capienti nei giorni di primavera.

Fiumi di questo vino scorrono sempre ai vari raduni nazionali degli Alpini e quindi ci è anche diventato famigliare, simpatico, oltre ad essere di gusto pieno, corposo, saporito e a volte vivace con quel colore rosso rubino intenso, al palato floreale e speziato, e poi quando lo trovo, raramente nella versione originaria "frizzante e dolce" un elisir di lunga vita.


Oggi sono stato invitato dalla carissima Alessandra a partecipare ad una degustazione di La Barbera in una cantina storica, quella di Guasti Clemente a Nizza Monferrato popolato da poco più di diecimila anime e che si trova tra Alba, Asti e Alessandria. La cosa bella è che quando arrivo in cantina scopro che hanno apparecchiato proprio in mezzo ai cartoni di Barcarato, vino di colore rosso rubino molto brillante che assaggio in versione "verticale" e cioè di varie annate partendo da quello fatto nel 1990, passeremo poi a quello 1993 per proseguire con l'annata 2000, 2001 e concludere con quella più recente 2017.


Scopro, come capita spesso con i vini predisposti all'invecchiamento, che sono bottiglie da dimenticare in cantina, aprirne una ogni tanto per verificarne la maturazione, trasformazione, finezza, sapori che cambiano e per ogni anno è diverso, il vino, anche nelle stesse bottiglie della stessa annata e dallo stesso vitigno, cambiano e si evolvono proprio come le persone, non ce ne una uguale all'altra, spesso migliorano, a volte non lo fanno, basta una piovuta abbondante oppure un vento sibilino per far cambiare gli umori del vino, esso riporta fedelmente l'annata in cui è cresciuto ed è per questo che ci sono annate più o meno favorevoli, infatti se leggete i miei appunti di prima mano vi accorgerete che anche in questo caso un'annata prevale nettamente, mentre altre devono ancora riposare.


Dopo la carrellata dei vini storici "Guasti" ci aspetta l'anteprima assoluta, infatti stappiamo alcune delle duemila, prodotte come primo esperimento, di Timorasso vitigno da riscoprire e dimenticato, un vitigno a bacca bianca, rustico e vigoroso anticamente coltivato nell'Alessandrino ed in particolare nelle colline del Tortonese ed in alcune zone del Novese, al naso e al palato la fanno da padrone i frutti accompagnati da una freschezza che richiama ad essere bevuto ad oltranza, la presentazione è degna di una prima cinematografica con tanto di Strobo e luci soffuse.


Curioso il fatto che anche in cantina trovo un Positivo, ma per fortuna è Cortese.



©2022 Luca Scainelli




bottom of page