Le mie di oggi provengono da piante centenarie cresciute in uno stato di semiabbandono
Adorabile quando cotta nel vino rosso corposo. Cucinando all’aperto, come faccio spesso, appena metto le pere, lo zucchero e il vino insieme nella padella, incomincia ad essere circondata da vespe e mosconi sembra come quando, per strada c’è una bella donna e improvvisamente il mondo si popola; fino a un minuto prima non si vedeva in giro nessuno e all’improvviso la gente si materializza dal nulla, perché il bello e il buono hanno un potere magnetico che lavora nell’inconscio di ognuno di noi.
Certo per fare le pere cotte non bisogna essere degli “iniziati” Bisogna però avere la capacità di trovare; come in questo caso, delle pere “selvatiche”.
Le mie di oggi provengono da piante centenarie cresciute in uno stato di semiabbandono e di conseguenza senza nessuno dei circa quaranta trattamenti che vengono fatti alle pere e mele di “allevamento”, hanno la buccia coriacea e sono molto dure ma promettono di ritornare in sogno.
hanno la buccia coriacea e sono molto dure ma promettono di ritornare in sogno.
Preparazione:
Basta prendere le pere, dividerle in due avendo cura di togliergli la parte interna e la parte finale sotto, pelarle e metterle a bollire in acqua, vino, in questo caso ho utilizzato un Roero del 2008 del mio amico Ponchione che lo produce in quel di Govone in provincia di Cuneo, (fa anche uno ottimo Barbera), zucchero, cannella, chiodi di garofano. Nel mio caso ci sono voluti trentacinque minuti di cottura, ma regolatevi in base alla consistenza delle pere che state usando.
Dosi:
500 mi acqua
300 ml Roero
200 gr zucchero
Cannella
Chiodi di garofano
Durante la cottura delle vostre pere avrete il tempo di leggervi una bella poesia, il gusto ci guadagna.
Trilussa
Ma dove ve ne andate,
povere foglie gialle,
come tante farfalle spensierate?
venite da lontano o da vicino?
da un bosco o da un giardino?
e non sentite la malinconia del vento stesso che vi porta via?
©2020 Luca Scainelli