I Brazzale aprono la strada, grazie a un progetto visionario programmando antropomorfi, vedono il futuro
Arrivando dal lago d'Iseo, prendo l'autostrada a Brescia e via sempre dritto fino all'uscita di Piovene, direzione Altopiano di Asiago; da qui ci sono quaranta chilometri al raggiungimento della mia meta.
Arrivo a Cogollo del Cengio (VI), appena prima di arrivare in via dell'artigianato, il viadotto Sant'Agata crea vertigini che mi fanno sentire vivo.
La giornata è di quelle che se lasci la macchina parcheggiata al sole per qualche ora, quando ritorni ci potresti fare la pizza.
Parcheggio davanti al nuovo magazzino, anche lui chiamato Sant'Agata, in onore alla chiesa omonima e piccolo gioiellino di epoca longobarda, qui si respira aria purissima e le condizioni per produrre formaggi sono le migliori grazie al clima "amico,".
Oggi si inaugura una nuova concezione di stagionare il formaggio facendo grandi numeri, nel nuovo magazzino ci stanno 250.000 forme di Gran Moravia, una delle eccellenze dei Brazzale.
le barriere ideologiche frenano l'espansione del food
Questo nuovo insediamento, recuperato da una vecchia fabbrica, si integra perfettamente con il territorio circostante ed è comandato dall'intelligenza artificiale che come dice Roberto, appassionato oratore, nulla può senza gli ingegneri che l'hanno programmata, sono servite 1.193.700 viti per assemblare i 8.502 Racks che serviranno a sostenere le tavole sulle quali verranno messe le forme a stagionare; Roberto, scherzando, garantisce che tutte le viti sono state avvitate.
Non è facile essere dei visionari, ma lui ha la forza di esserlo ogni volta che fa delle scelte controcorrente stimolato dai fratelli che spesso sono più conservatori; poi lui sfonda le barriere dello scetticismo per raggiungere i propri obiettivi e oggi le sue scelte diventano concrete grazie a un impianto rivoluzionario nell'ambito della stagionatura del Grana, tutto sotto controllo con l'intelligenza artificiale che come dice lui senza l'uomo non vale nulla: è l'uomo con la sua materia grigia ad arricchire la macchina per fargli fare quello che vuole, quando vuole e come vuole.
L'entusiasmo che trasmette nel presentare la sua nuova creatura è stile da pochi, fiducioso del fatto che la gente avrà sempre più bisogno di cibo di qualità e per produrlo bisogna andare nei posti giusti utilizzando l'innovazione.
Molti non danno importanza alla fase che succede alla produzione del formaggio, viceversa è una fase essenziale per non fare andare svaniti tutti gli sforzi precedenti; che vanno dalla scelta del bestiame alla sua nutrizione passando per lo spazio vitale, perché non si può fare un gran formaggio senza un grande latte.
Sono serviti quattro mesi ai tre ingegneri per programmare I robot antropomorfi che adesso sfrecciano, con le navette che si muovono grazie all'induzione, per perfezionare la stagionatura del Gran Moravia.
Questo ho trovato alla presentazione, in anteprima per la stampa, del nuovo stabilimento di 8500 mq coperti, in grado di ospitare 250mila forme di questa prelibatezza casearia targata Brazzale.
La sfida è ottimizzare gli spazi e rendere completamente tracciabile ogni forma, che viene catturata, girata, spazzolata e riportata al proprio posto, anche grazie al codice impresso sul dorso della forma; tutto questo con un' attenzione equilibrata nei confronti dell'ambiente grazie al fotovoltaico e una sensibilità spiccata nei confronti del paesaggio.
Roberto, oltre ad essere un visionario, è un fine buongustaio, affida la sua materia prima ai cuochi del ristorante Da Riccardo dove assaggio uno dei ravioli più buoni di sempre, preparati con il Gran Moravia e burro Sup.f.lli Brazzale un piatto "potente" che se fossi un ristoratore verrei qui a rubare la ricetta.
Se percorrendo un declivio immaginario mi venisse voglia di qualcosa di buono, vorrei scivolare sulle forme di Gran Moravia, il grana di Brazzale.
PS Per la bontà dei ravioli li avrei serviti alla fine, anche dopo il dolce.
©2021 Luca Scainelli