Il salone di Pitti Immagine che presenta alla Fortezza da Basso il meglio delle eccellenze del gusto e della cultura food contemporanea, si è concluso con un altro grande successo.
Sei del mattino.
Filo veloce lungo il lago, d'Iseo costa bergamasca, arrivo all'altezza di Predore mentre la luce polverosa a filo d'acqua mi regala un incanto.
Sono vivo, non è un sogno e sono diretto verso la città gigliata dove oggi apre una delle fiere più importanti dedicate al cibo, quello buono.
Leggo su un libricino dei Lions Club Clusone - gemellati con quelli di Firenze - che il Giglio bianco non è il quello della città Toscana: "documenti storici dicono che c'era un "giglio" diffusissimo non solo nelle campagne, ma anche sulle creste e sui ripiani delle mura urbane, chiamato e conosciuto come Giaggiolo o Iris (della famiglia delle Iridacee e non delle Liliacee). Una varietà è detta appunto fiorentina proprio perché dal suo fiore, in forme stilizzate, è derivato il simbolo della città gigliata a cui i fiorentini tengono da sempre".
È una città carica di storia e di magia, mi chiedo: <come è possibile che il campanile di Giotto non si sia mosso in duemila anni, quando le nostre case dopo qualche anno si segnano di crepe>.
La piazza del Duomo è una meraviglia, suggestiva soprattutto di sera con la luna che sembra appoggiata come una stella cometa al campanile che l'architetto-pittore Giotto, di qui originario, iniziò a costruire nel 1334.
E' la prima volta che entro a Taste, è un evento creato da Pitti Immagine - evidentemente non si vuole lasciare mancare nulla - e devo dire che ha organizzato un appuntamento fra i migliori del settore gastronomico - di vino poco - è messo all'interno della Fortezza di San Giovanni detta anche da Basso e progettata dall'architetto Antonio da Sangallo il Giovane nel 1537.
Attraverso il ponte sul fosso verso le mura e salgo al piano superiore della fiera che è stata divisa in tre blocchi - due dedicati al cibo generico e uno colmo solo di cose dolci - panettoni, cioccolato, biscotti di ogni tipo, piccola pasticceria, caramelle a non finire - qui un diabetico sarebbe triste, ma potrebbe godere dei colori, forme, profumi che mi circondano fluttuando nell'aria come fosse plancton.
Le cialde di Montecatini qui sono Bargilli, che le produce croccanti e profumate, sono a forma di disco tipo i vecchi quarantacinque giri in vinile, che quando le assaggio devo trattenermi nel prenderne una fornitura tipo famiglia - ovviamente, la famiglia intesa degli anno quaranta non quella di oggi che ormai è rarefatta e in via di estinzione.
In latino "Buccellatum", pane da trasformare in buccelli, piccoli tozzi, bocconi. Di Buccellato ne fanno una versione in Sicilia ma qui provo quella prodotta a Lucca, in pratica un pane con dentro uva - quella che solitamente si trova nel panettone milanese -. Saporito e morbido.
Uno dei dolci che amo di più è il panforte che solitamente si consuma a Natale e qui non può mancare, quello pepato: fra mandorle, scorze di agrumi candite, miele e spezie suggerisce la fuga in solitaria con una bottiglia di Vin Santo.
A San Daniele del Friuli non si produce solo dell'ottimo prosciutto crudo. Una lama sottile di un coltello affetta un pezzo di trota, che grazie alla salatura, affumicatura a freddo e spinatura si presenta carnosa, infuocata di quel colore di certi tramonti, e poi profumata anche del legno che si utilizza, e soda in bocca ti ci vorresti innamorare. E' quella di Friul Trota.
Mentre assaggio i salumi di Santoro mi sembra di sentire i maiali rugnare, le fette di capocollo sono invitanti, brillanti nei colori e lisce nella sostanza grassa di cui sono fatte. La temperatura perfetta, la masticabilità facile. Si sciolgono in bocca lasciando quel dolce che solo il grasso "nobile" sa regalare. Il cervello ringrazia, ancora la pancetta tesa, la mortadella e il salame. Santoro è paziente, appassionato e veloce di occhio.
"In Bretagna, su ogni tavolo di cucina c'è il buro, a tutte le ore e in tutte le stagioni, metterlo in frigo sarebbe un sacrilegio. Si copre la ciotola del burro con un panno e la si lascia sul tavolo".
Questo insegna Philippe Lèveillè nel suo libro dedicato a questo alimento spesso demonizzato, basterebbe leggerlo per capire quante proprietà benefiche ha. Occelli Peppino qui in fiera ne porta un bel parallelepipedo che mi viene voglia di prendere con un grande cucchiaio e consumare con qualche acciuga e due granelli di zucchero - sublime per solleticarmi la gola -.
Incontro la signora Vittorina che attinge il nome dai latini - vittoriosa - di cognome fa Maratelli, in uno slancio di entusiasmo ha deciso di rilanciare un antico riso che porta il suo cognome. Esso non gradisce una concimazione eccessiva che normalmente aumenta la produzione, e per questo poco conveniente economicamente.
Ci sono molti racconti che si possono fare intorno alle origini di ogni alimento nostrano, alla fine quello che conta è quello che succede quando, come in questo caso, lo butto in una padella dove ho fatto rosolare nel burro-dolcemente della cipolla profumata, sfumo e faccio cuocere aggiungendo acqua calda con qualche granello di sale di Cervia, quello dei Papi, dolce e non amaro.
A metà cottura una manciata di Parmigiano Reggiano e del caciocavallo fatto a cubetti per finire con qualche pezzo di burro per poi finire nel piatto ed accorgermi di quanto è saporito, croccante e gustoso questo riso che ricorda, nella forma, il Vialone Nano, piccolo in un concentrato di sapori.
Gli amici del Toscano giocano in casa, l'ultima volta li ho incontrati al Merano Wine Festival ma oggi è speciale perché, da non fumatore - nel senso che non ho mai assaggiato nemmeno una sigaretta - mi sono deciso a partecipare ad un assaggio del famoso sigaro, anche perché come si sa questo non è un fumo da fare scendere nella gola ma rimane in bocca per essere poi "soffiato".
La nuova tendenza è quella di fumare il Toscano accompagnato da varie miscele di buon caffè, ne assaggio due tipi e mi sembra che l'accostamento sia perfetto in quanto il sapore del caffè si amalgama con quello del fumo che faccio roteare in bacca.
Dopo qualche boccata sembro un fumatore incallito e felice.
©2023 Luca Scainelli