Casoncelli, polenta taragna, salame, frittelle dolci, cinghiale, Nebbiolo della zona di Novara.

Da Bergamo, direzione Lecco. Potrei fermarmi a Ponte San Pietro per visitare la chiesa dei Santi Pietro e Paolo, visitare il Castello della Marigolda oppure Cà Dorotina, residenza preferita di Gaetano Donizetti. Niente di tutto questo, ho un certo appetito e un appuntamento da rispettare.
Arrivo un po' prima dell'ora di cena, ore 18,30. Parcheggio comodo e in pochi passi sono all' ingresso di una delle trattorie più vecchie di tutta la provincia. La Trattoria Taiocchi ha una lunga storia che risale al 1928, quando il bisnonno Angelo fondò una piccola osteria. Questa eredità è un pilastro fondamentale dell'identità del ristorante.

Ovidiu, mentre Elisa governa i bambini, mi dice: “Angelo fondò una piccola osteria, serviva il calice di vino più costoro del paese ma la gente ci veniva lo stesso, pur lamentandosi, segno evidente che quel vino era sapientemente scelto fra le damigiane che a quei tempi erano di casa in bergamasca". Ora siamo alla quarta generazione ed è un ristorante dove rivivere il sapore antico dei piatti della tradizione. La cucina è saldamente ancorata ai piatti bergamaschi, con un'enfasi sui piatti tipici del territorio. Mentre parliamo, per stuzzicare l'appetito mi arriva polenta con una fetta di salame alta un centimetro affettata a coltello, che si lascia pelare senza resistenza - quando il budello si stacca facilmente dalla fetta è un buon segno - poi i "cuore di Branzi" frittelle salate e saporite. Nel frattempo il ristorante si riempie, con ordine e precisione i ragazzi si dividono i compiti per accontentare tutti.

Intanto a qualche metro dal mio tavolo si discute di affari in italiano e inglese, il caminetto scoppietta di legna infuocata a scandire il tempo che passa. "Le fiamme sventolano come bandiere, fanno quel rumore di contentezza che fanno le fiamme quando riscaldano le persone", Fabrizio Caramagna.
Arriva il piatto dei ricordi, quello che se verrete qui a mangiare potrete portare a casa -questa è l'abitudine di tutti i ristoranti del buon ricordo - i casoncelli alla bergamasca di Nonna Alda, sono il piatto di punta, preparati secondo una ricetta segreta tramandata dalla nonna Alda da oltre 70 anni, - quelli con l'uvetta e amaretto - seguiti dagli scarpinocc - casoncello tipico del paese di Parre - preparato con un ripieno di pane e formaggio, spezie.
Burro e salvia per entrambi i condimenti che non sono invasivi e lasciano spazio al ripieno che è saporito e delicato.

Dal menù noto fettuccine, pizzoccheri, pappardelle, tagliolini e Gnocchi di patate. Oggi il fuori menu è a base di polenta taragna e cinghiale, lo consumo con bicchieri di Ghemme che sarebbe un Nebbiolo delle zone novaresi, gentile senza essere invasivo pulisce la bocca che è pronta per l'assaggio finale fatto di una torta morbida ricca di cioccolato. Sul podcast Errante del gusto trovate la chiacchierata che ho fatto con Ovidiu.
©2025 Luca Scainelli
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